Nell’albergo stipato di media internazionali conosco quel signore alto, gentile e colto

La tv italiana che ha dato il risalto più corretto ai vincitori del premio “Mimmo Càndito – Giornalismo a testa alta”, è stata Sky. Attraverso semplici mail, abbiamo scoperto colleghi appassionati come il direttore Giuseppe De Bellis e anche il giornalista Michele Cagiano (nella foto), che conoscono e apprezzano il lavoro di Mimmo sul campo. Abbiamo chiesto, a Michele Cagiano, una testimonianza del modo di lavorare del nostro inviato molto speciale, nel suo ultimo servizio in Libia, in zona di guerra.

“Nell’albergo stipato di media internazionali conosco quel signore alto, gentile e colto”
di Michele Cagiano

Nel 2011, la guerra di Libia era appena cominciata. Le forze di Gheddafi erano alle porte di Bengasi, dove la rivolta era cominciata. Un gruppo di giornalisti è stipato nell’unico albergo della capitale della Cirenaica aperto. È la mia prima trasferta in un’area di crisi. Nella hall, i cronisti delle grandi testate internazionali; chi ha più mezzi, come la BBC, la CNN, Al Jazeera, ha a disposizione uomini per la sicurezza, macchine, producer.

Poi, un manipolo di italiani, che da tradizione si arrangiano, dividendosi spese, racconti e risorse. Per me è un onore condividere lavoro e un po’ di tempo con Flores D’Arcais, Cremonesi, Ruotolo e un signore alto, gentile e colto. Si chiama Mimmo Càndito, divido il mio producer – un siriano- con lui, entriamo in confidenza, lo chiamo “il decano” dei giornalisti, per sorridere, perché è il più esperto e anche quello più anziano, mica gli piace tanto, ma sta al gioco. Nelle sue storie, che gli cavo dalla bocca con mille domande, mai vanto ma tanta conoscenza, tante guerre, mille pagine di storia raccontate in modo asciutto ma con emotività.

Un suo articolo sui morti civili di Libia è ancora nei miei ricordi. Come fa questo signore a non essere cinico ma a commuoversi e indignarsi ancora dopo tutto quello che ha visto? E invece così è, insieme a una etica del lavoro, anche quella estorta con mille domande, che traspira dai suoi racconti. Infine, un piccolo dettaglio. Molti giornalisti restano chiusi in camera, scrivono sulle agenzie, rischiano poco. È possibile infatti raccontare una guerra restando nelle retrovie.

La linea del fronte è un’ora di macchina da Bengasi, nella zona di Ajdabiya. Il signor Mimmo Càndito si sveglia presto, divide la macchina, le spese e un producer improvvisato con il più giovane e inesperto degli inviati. Per vedere con i suoi occhi cosa accade. E con i miei occhi leggerò quello che Mimmo vede il giorno dopo.