in Russia è morta la libertà d’informazione.
In Occidente non sta tanto bene.

Dal “Il Manifesto”– Roberto Zanini, 06.03.2022

I media stranieri chiudono bottega, via Cnn e Bbc

La nuova “Legge sulla verità” di Putin Era notte fonda a Mosca quando un portavoce del network di Atlanta ha comunicato che “la Cnn interromperà le trasmissioni in Russia mentre continuiamo a valutare la situazione e i nostri prossimi passi avanti”.

Se ne va anche l’americana Cnn, chiude gli uffici Bloomberg, sbaracca la Efe spagnola… La nuova legge sulla verità in tempo di guerra, firmata da Putin nella notte di venerdì dopo un rapido e unanime passaggio alla Duma e il senato, ha sparso cadaveri mediatici in tutte le Russie. E non poteva essere altrimenti, con una pena “fino a 15 anni di prigione” e con i nebulosi motivi per cui tale pena può essere inflitta.

Se la britannica Bbc è stato il primo big mediatico occidentale ad ammainare la sua bandiera, ieri è toccato alla regina delle reti all-news, quella Cnn che da trent’anni (dalla prima guerra del Golfo) è la vera, grande risorsa globale per le notizie d’emergenza. Era notte fonda a Mosca quando un portavoce del network di Atlanta ha comunicato che “la Cnn interromperà le trasmissioni in Russia mentre continuiamo a valutare la situazione e i nostri prossimi passi avanti”.

Il telegiornale del pianeta se ne va con un ultimo botto, riferendo che quattro bombardieri americani B-52 hanno sorvolato il confine est della Nato “partendo dall’aeroporto Fairford della Royal air force britannica (…) in un’esercitazione con l’aeronautica della Germania
e della Romania” – ieri erano volati colpi intorno a una centrale nucleare, oggi ci mancavano giusto le esercitazioni di bombardieri pesanti lungo un confine in guerra…

Una manciata di minuti dopo la Cnn e un altro big americano faceva la stessa cosa: via dalla Russia anche Bloomberg, la regina indiscussa delle news economiche – da sola vale un terzo dell’intero fatturato mondiale delle notizie sui soldi – avviando così una catena
di smobilitazioni che fa tornare indietro la Russia ai tempi sinistri dell’Unione sovietica – ma con efficienti istituzioni che sembrano replicare quelle del lato opposto della Storia: il Minculpop, l’Ovra…

Complici i fusi orari, sono gli americani i primi a chiudere bottega. A Cnn e Bloomberg si sono immediatamente affiancate Abc e Cbs. La Cbs è la rete che ha portato per la prima volta la guerra nel salotto di casa, era il Vietnam e si lavorava ancora con pellicole da girare, sviluppare, montare e infine trasmettere. La guerra in Ucraina è il primo conflitto documentato dai telefonini ma la Cbs se lo vedrà in salotto – quanto meno la parte di conflitto che avviene a Mosca e nei suoi sterminati dintorni.

E dopo la partenza degli americani, i media in fuga cominciano a tracimare, l’Occidente mediatico diventa una specie di profugo alla rovescia, costretto a marciare verso il paese aggredito perché scacciato da quello aggressore. Se ne vanno le reti pubbliche della Germania in pieno e clamoroso riarmo, come non era mai accaduto dai tempi della Seconda guerra mondiale: Ard e Zdf annunciano un “sospendiamo le trasmissioni” uguale a all’annuncio della radio Deutsche Welle il giorno prima. Chiudono gli uffici russi anche l’agenzia Efe e la radio- tv Rtve, la principale agenzia di stampa e il principale gruppo televisivo di Spagna (la tf è per metà di proprietà statale).

Il mercato di lingua spagnola è così importante che persino i media del Cremlino,
i citatissimi Rt e Sputnik, ofrono notiziari nella lingua di Cervantes. Se ne va anche la Rai italiana, fa le valigie l’apprezzatissimo e informato Marc Innaro – della coda di fatti e polemiche si parla in un altro
articolo in questa pagina. Se ne va l’inviato del Tg5, richiama i suoi inviati anche la principale agenzia italiana, l’Ansa. Chiude anche Cbc- Radio, abbandona Mosca anche il Canada.

Non ancora del tutto bloccato, ma pesantemente strangolato l’accesso a Facebook e Twitter, altro materiale che magari non produce notizie ma le diffonde enormemente. Esistono social media alternativi made in Russia, e sono anche piuttosto popolari, ma i 70 milioni di utenti russi che Facebook dichiara ufficialmente sono un blocco poderoso.

Il tutto mentre il governo dell’Ucraina si toglie quanto meno una soddisfazione, e su Twitter celebra a modo suo l’anniversario della morte di Stalin: “Happy Stalin’s Death Day!” dice il testo, corredato dalla foto in bianco e nero di una donna che offre un piatto di bortsch – la tipica zuppa nazionale – per festeggiare il ricordo di quel 5 marzo del 1953.

Quelli che non hanno dove andare sono i media russi. Il conta-arresti del sito Ovd-Info ieri sera era salito a 8283, la coraggiosa Novaya Gazeta titola “Confusione nella testa e dolore nel cuore” con la foto di una bambina davanti a murales con un carro armato. Rispetta la nuova legge anti-giornalisti: niente parole proibite come “guerra”, niente foto di bombardamenti o vittime (è un dipinto murale), niente notizie sediziose o disfattiste (l’astuto sommario dice: “Come spiegare la realtà agli adolescenti”). E’ un samizdat 2.0 – e chi perseguiva i samizdat originali, quelle opere proibite scritte a mano e passate di nascosto – alla fine ha perso.