Questa sezione è dedicata a segnalare, nel campo della copertura della politica internazionale, quelle personalità giornalistiche e quegli episodi che ci paiono meglio rappresentare la lezione di indipendenza e libertà intellettuale lasciataci in eredità da Mimmo Càndito.
Nel rapporto della Commissione europea sullo Stato di Diritto dell’Unione, pubblicato questo luglio, l’Ue ha rilevato che in Italia c’è stato un deterioramento della libertà di espressione rispetto alla quale si trova nella stessa fascia di rischio di Albania, Bulgaria, Croazia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Polonia, Serbia, Slovenia e Spagna.
Nel rapporto della Commissione europea sullo Stato di Diritto dell’Unione, pubblicato questo luglio, e nello specifico nella sezione che riguarda il pluralismo dei media e la libertà di informazione nei paesi membri, l’Ue classifica l’Italia come a “rischio medio” per quanto riguarda la protezione della libertà di espressione, l’indipendenza politica dei media e l’inclusione sociale. In generale dall’ultimo report del Centre for Media Pluralism and Media Freedom (CMPF) sul tema, emerge come l’Italia si sia conquistata il rischio medio per un deterioramento della libertà di espressione rispetto alla quale si trova nella stessa fascia di rischio di Albania, Bulgaria, Croazia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Polonia, Serbia, Slovenia e Spagna.
A preoccupare la Commissione Europea due fattori nello specifico: le aggressioni nei confronti dei giornalisti e le querele temerarie (“SLAPP”, strategic lawsuits against public participation). Nel rapporto del 2022 l’Italia si collocava sempre su una posizione di rischio medio ma con un peggioramento del ranking di 5 punti percentuali per via dell’aumento delle intimidazioni del 42% rispetto all’anno precedente e delle azioni legali contro i giornalisti.
Il 16 settembre scorso è uscito sull’Avvenire, inserto Economia Civile, uno dei réportages realizzati in Mozambico dal vincitore della prima edizione del Premio Mimmo Càndito, sezione Progetti d’Inchiesta.
Uno sguardo approfondito nello scenario dell’attuale ricerca di nuove fonti energetiche, in sostituzione del gas russo. “Il Mozambico del Nord si prospetta come un’ennesima area di conflitti e sovrapposizione di interessi la cui vittima principale sarà ancora una volta la popolazione locale”, ci spiega il prof. Alessandro Triulzi.
di Vincenzo Vita – da “Il Manifesto” – 7 settembre 2022
Nel pomeriggio dello scorso lunedì, alla Casa degli autori al Lido di Venezia, nel corso della Biennale cinema, si è tenuto un evento di straordinaria importanza per la libertà di Julian Assange.
Infatti, il presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti Carlo Bartoli – accompagnato dalla segretaria generale Paola Spadari, insieme a Maurizio Paglialunga, Gianluca Amadori e Giuliano Gargano- ha consegnato la tessera professionale al giornalista fondatore di WikiLeaks impropriamente considerato dagli accusatori non appartenente alla categoria.
Si è sanato un vulnus, ancorché fosse noto che una organizzazione ordinistica non esiste in molti paesi, tanto meno nell’Australia dove nacque Assange.
Di Raffaele De Luca – Da L’Indipendente – 21 luglio 2022
Nel corso di una conferenza stampa dello scorso lunedì, il presidente messicano Lopez Obrador ha dichiarato di aver consegnato al presidente statunitense Joe Biden una lettera a difesa di Julian Assange. Secondo quanto riportato dallo stesso leader messicano, nella lettera è stato sottolineato che il fondatore di Wikileaks «non ha commesso alcun reato grave, non ha causato la morte di nessuno, non ha violato alcun diritto umano ed ha esercitato la sua libertà», motivo per cui «arrestarlo significherebbe un affronto permanente alla libertà di espressione». Obrador ha inoltre affermato di aver rinnovato l’offerta di asilo politico ad Assange, che era stata comunicata dal presidente messicano una prima volta a inizio 2021, quando il presidente Usa in carica era ancora Donald Trump.
Julian Assange, che al momento è detenuto nel Regno Unito, rischia l’estradizione negli Stati Uniti a seguito dell’autorizzazione in tal senso da parte del governo britannico. Se venisse estradato, si troverebbe a dover rispondere di pesanti accuse da parte del governo americano, tra cui quella di spionaggio per aver diffuso documenti militari riservati, e la pena che rischia è addirittura pari a 175 anni di carcere in una prigione di massima sicurezza. L’estradizione però non può ancora essere data per scontata, visto che recentemente l’istanza di ultimo appello contro la stessa è stata depositata presso l’Alta Corte di Londra dagli avvocati di Assange. Nel caso in cui la richiesta, che riguarda questioni procedurali, fosse accettata, Assange potrebbe sfruttarla in vari gradi di giudizio britannico, fino a giungere alla Corte Suprema. Potrebbe anche decidere di rivolgersi direttamente alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo, ma in quel caso l’ordine di estradizione diverrebbe esecutivo.
Dunque la lotta del fondatore di WikiLeaks non è affatto finita, ed è in tale contesto che si inserisce l’iniziativa del Messico. Ovviamente quest’ultima ha pochissime chances di andare in porto: attualmente, infatti, Assange non ha la possibilità di avvalersi dell’offerta di asilo politico essendo recluso nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh. Tuttavia, si tratta comunque di una presa di posizione importante che testimonia come qualcosa si muova a livello politico e che potrebbe essere utile a fare pressione nei confronti della giustizia britannica. Del resto, le iniziative in sostegno del giornalista si stanno moltiplicando all’interno di diverse realtà, grandi e piccole: Lucera, per esempio, è stato il primo Comune italiano a conferire al fondatore di WikiLeaks la cittadinanza onoraria. Ad opporsi all’estradizione di Assange sono inoltre diverse associazioni internazionali per la libertà di informazione ed i diritti umani, tra le quali Amnesty International, che ha definito la conferma dell’estradizione di Assange negli Stati Uniti “un messaggio agghiacciante” per i giornalisti di ogni parte del mondo.
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